Mi chiedo solo se questa è la prassi comune di chi lavora per la sicurezza dei cittadini (insulti, botte), me lo chiedo perché se così fosse spero di non finire mai nelle loro mani!
Che sicurezza ho io cittadino che passeggio in un parco, mi vedo seguito da due uomini, che poi mi sono addosso, mi picchiano, mi insultano, mi portano via? Per di più non ho fatto nulla di male, non sono un latitante, non spaccio droga, sono solo un ragazzo di 22 anni che passeggia prima del’inizio della scuola serale. Se proprio sono finito, mio malgrado, tra le maglie di un’indagine (e che indagine: qualcuno si lamentava che nel parco spacciassero droga, passa un cittadino di pelle scura ed ecco il colpevole), esigo rispetto, esigo professionalità. Questi sono i modi di fare di un paese che si definisce civile? Questo il modo di trattare un ragazzo senza neanche sapere se è vero o no quello che gli si imputa? Senza avere un minimo di sicurezza sull’accusa? E anche se fossero vere la sostanza non cambierebbe, perché rappresentanti dell’intero paese, come vigili, non possono permettersi un comportamento così incivile e davvero ignorante, da vergognarsi, loro, i tutori della giustizia, che si permettono di chiamare “negro” qualcuno, di deriderlo per la sua pelle e di condannarlo già in partenza sempre per quella.
Un paese così fa paura, fa paura per l’ipocrisia e il livello culturale che scende ormai sempre più giù, e nessuno né è esente. Un paese così è un paese che si avvia a dittatura, la dittatura più bassa e pericolosa, quella populista e facilotta, fatta di luoghi comuni e di ignoranza dilagante, quella che un giorno ti alzi e si è rivoltata anche contro di te.
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari

e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare.
Bertold Brecht
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