domenica 26 ottobre 2008

"Ebano" di Ryszard Kapuscinski

Viaggiatore curioso e acuto, Ryszard Kapuskinski si cala nel continente africano e se ne lascia sommergere, rifuggendo tappe obbligate, stereotipi e luoghi comuni. Va ad abitare nelle case dei sobborghi più poveri, brulicanti di scarafaggi e schiacciate dal caldo, si ammala di malaria celebrale; rischia la morte per mano di un guerriero; ha paura, si dispera. Ma non perde mai lo sguardo lucido e penetrante del reporter e non rinuncia all'affabulazione del grande narratore: che parlino di Amin Dada o della tragedia del Ruanda, di una giornata in un villaggio o della città di Lalibela, tassello dopo tassello le pagine di Ebano compongono il vivido mosaico di un mondo carico di inquietudine.

"Questo libro non parla dell'Africa, ma di alcune persone che vi abitano e che vi ho incontrato, del tempo che abbiamo trascorso insieme. L'Africa è un continente troppo grande per poterlo descrivere. E' un oceano, un pianeta a sé stante, un cosmo vario e ricchissimo. E' solo per semplificare e per pura comodità che lo chiamiamo Africa. A parte la sua denominazione geografica, in realtà l'Africa non esiste." Ryszard Kapuscinski

Libro bellissimo, appassionante, pieno di contenuti ma scorrevole, che divoreresti tutto in una notte, e folto di strabilianti e puntuali riflessioni:
-"Mi resi conto che anche io ero intrappolato nell'apartheid: ero un bianco, un colone, uno sfruttatore, un predatore. Non riuscivo a risolvere il dilemma: quegli occhi neri non potevano che vedermi così. Io avevo reso orfana l'Africa e per giunta un'orfana umiliata, impotente e sempre affamata. Quei ragazzini scalzi vantavano su di me una superiorità etica: la superiorità che una storia maledetta conferisce alle sue vittime. Quei ragazzini scalzi potevano guardarmi dall'alto in basso: erano di razza nera, ma puliti."-

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