Una tragedia (annunciata) che quindi può avvenire anche nel tanto decantato nord Italia. Non soltanto al sud, come ci torna alla memoria la terribile mattinata del 31 ottobre 2002, quando una scossa dell’ottavo grado della scala Mercalli fa crollare il tetto di una scuola elementare, la “Francesco Jovine”, a San Giuliano, dove perdono la vita sotto le macerie 26 bambini tra i 6 e i 10 anni e una maestra.
Proprio come coloro che perdono la vita sul luogo di lavoro, e se possibile ancora più ingiusta, è la morte dei giovani sui banchi di scuola. Ma questa è la verità della scuola statale italiana (parlo di statale perché è l’unica che conosco, e perché credo che quelle private qualche fondo in più per non far rischiare la vita ai propri giovani l’abbiano).
Bambini, fanciulli e adolescenti piegati su banchi scricchiolanti, seduti su sedie zoppe che perdono viti, con aule dismesse, termosifoni mal funzionanti, tra crepe, infiltrazioni, intonaco che si stacca. Spesso una sedia che si rompe e cede è causa di contusioni, meno gravi di una morte, ma sempre inaccettabili.
Questa è la realtà soprattutto dei Licei italiani, che si fregiano di essere collocati in edifici storici, ma poi mancano i soldi per rendere questi bellissimi edifici sicuri ed agibili. Mancano uscite d’emergenza, scale esterne, spesso ci sono barriere architettoniche. (Ciò che scrivo viene dall’esperienza diretta dei miei anni liceali, poco tempo fa.)
Non è possibile che lo Stato continui a dimostrare l’assoluto disinteresse per i suoi giovani, non si può continuare a vedere l’istruzione deturpata e rapinata da ogni possibilità di crescita, di produzione, di incentivazione, sia da un punto di vista “culturale” sia, come purtroppo bisogna constatare oggi, da un punto di vista “strutturale”. La scuola è tra gli elementi più importanti sui quali si basa il futuro di una nazione, ma i governi che si succedono continuano a non capirlo, o meglio, a non volerlo vedere, lasciando ai posteri il disastro che stanno creando oggi. Lo Stato dovrebbe comportarsi come un padre premuroso nei confronti di quei giovani e di quelle famiglie che hanno fiducia in lui, che lo continuano a scegliere nonostante le difficoltà sempre maggiori, non dovrebbe vedere la scuola come un fardello da portarsi dietro, a cui dare solo qualche briciola racimolata qua e là per non farla “morire”. Non mi sembra eccessivo dire che la realtà della scuola italiana statale è completamente da rivedere.
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