domenica 21 dicembre 2008

"La vergine nera" di Albert Abble.

Con l'approssimarsi del Natale, io (chiaro esempio della secolarizzazione secondo taluni), mi sono trovata a riflettere più spesso sulla religione, e, sempre tra le mie peregrinazioni mentali, mi sono imbattuta in questa poesia, datata 1957, di un poeta cattolico nero, che, giustamente, rivendica la propria africana Vergine nera. Come dargli torto?


La vergine nera

Io vado in cerca d'un artista negro
che mi dipinga una Vergine Nera,
una Vergine con un bel "keyowa",
com'usano portar le mamme nostre.
Tu ben lo sai, o Madre,
T'han prestato i loro color i Gialli,
e rossa T'han fatto a lor volta i Rossi,
Qual figlia dell'Occidente, T'han raffigurata i Bianchi.
Saresti forse restia
A prender la tinta nostra?
Dal giorno in cui rapita
Fosti da questa terra
E con trionfo sommo entrasti nella gloria
Tu non hai più color.
Meglio, Tu divenisti
D'ogni color adorna;
Tu sei gialla pei Gialli,
e rossa per i Rossi,
bianca tu sei pei Bianchi,
e nera per i Negri:
Come Madre di più figli
Di colori differenti,
la quale in ognuno di loro,
in modo egual si ritrova.
Così Tu sei, o Madre,
Mamma dei Negri ancora,
Madre di colore nero
Sul cui dorso riposa
il Bambino Gesù.
Una Vergine con un bel "keyowa"
Com'usan portar le mamme nostre
Una Vergine in bel sembiante nero
Un pittor negro a rimirar mi dia.

Albert Abble
da "Nera ma bella. Per un'analisi storico-religiosa del culto mariano in Africa", Danila Visca, Bulzoni Editore, 2002.

Nessun commento: