«Già i presocratici sostenevano che l’essere è relazione, cioè l’essere non è assoluto ma relazione con l’altro, relazione con il mondo, relazione con il cosmo. […] Oggi una poetica della Relazione mi sembra più evidente e più avvincente di una poetica dell’essere.» Éduard Glissant, Poetica del diverso.
domenica 21 dicembre 2008
"La vergine nera" di Albert Abble.
giovedì 4 dicembre 2008
«Non ridere, non piangere, non giocare» I 30 mila piccoli italiani illegali in Svizzera.
«Non ridere, non piangere, non giocare» I 30 mila piccoli italiani illegali in Svizzera.
Quando Berna ostacolava i ricongiungimenti familiari dei nostri emigranti. E i mariti assumevano le mogli come domestiche per farle arrivare.
La casa del fanciullo a Domodossola. Foto del 1974Quando Berlusconi aveva già le tivù e Gianfranco Fini era già in pista per diventare il leader del Msi. Per questo è stupefacente la rivolta di un pezzo della destra contro la sentenza della Cassazione, firmata da Edoardo Fazzioli, che ha assolto l'immigrato macedone Ilco Ristoc, denunciato e processato perché non si era accontentato di portare in Italia con tutte le carte in regola (permesso di soggiorno, lavoro regolare, abitazione decorosa) solo la moglie e il bambino più piccolo ma anche la figlioletta Silvana, che aveva 12 anni. Cosa avrebbe dovuto fare: aspettare di avere un giorno o l'altro l'autorizzazione ulteriore e intanto lasciare la piccola in Macedonia? A dodici anni? Rischiando addirittura, al di là del trauma, il reato di abbandono di minore? Macché. Il leghista Paolo Grimoldi, indignato, si è chiesto «se la magistratura sia ancora un baluardo della legalità oppure il fortino dell'eversione».
E la forzista Isabella Bertolini ha bollato il verdetto come «un'altra mazzata alla legalità» e censurato la «legittimazione di un comportamento palesemente illegale». Lo «stato di necessità» previsto dalla legge e richiamato dalla suprema Corte, a loro avviso, non è in linea con le scelte del Parlamento. L'uno e l'altra, come quelli che fanno loro da sponda, non conoscono niente della grande emigrazione italiana. Niente. Non sanno che larga parte dei nostri emigrati, almeno quattro milioni di persone, è stata clandestina. Lo ricordano molte copertine della Domenica del Corriere, il capolavoro di Pietro Germi «Il cammino della speranza», decine di studi ricchi di dettagli (tra cui quello di Simonetta Tombaccini dell'Università di Nizza o quello di Sandro Rinauro sulla rivista «Altreitalie» della Fondazione Agnelli) o lo strepitoso reportage in cui Egisto Corradi raccontò sul Corriere d'Informazione del 1947 come aveva attraversato il Piccolo San Bernardo sui sentieri dei «passeur» e degli illegali. Non conoscono storie come quella di Paolo Iannillo, che fu costretto ad assumere sua moglie come domestica per portarla a vivere con lui a Zurigo. Ma ignorano in particolare, come dicevamo, che la Svizzera ospitò per decenni decine di migliaia di bambini italiani clandestini. Portati a Berna o Basilea dai loro genitori siciliani e veneti, calabresi e lombardi, a dispetto delle leggi elvetiche contro i ricongiungimenti familiari.
Leggi durissime che Schwarzenbach, il leader razzista che scatenò tre referendum contro i nostri emigrati, voleva ancora più infami: «Dobbiamo respingere dalla nostra comunità quegli immigrati che abbiamo chiamato per i lavori più umili e che nel giro di pochi anni, o di una generazione, dopo il primo smarrimento, si guardano attorno e migliorano la loro posizione sociale. Scalano i posti più comodi, studiano, s'ingegnano: mettono addirittura in crisi la tranquillità dell'operaio svizzero medio, che resta inchiodato al suo sgabello con davanti, magari in poltrona, l'ex guitto italiano». Marina Frigerio e Simone Burgherr, due studiosi elvetici, hanno scritto un libro in tedesco intitolato «Versteckte Kinder» (Bambini nascosti) per raccontare la storia di quei nostri figlioletti. Costretti a vivere come Anna Frank. Sepolti vivi, per anni, nei loro bugigattoli alle periferie delle città industriali. Coi genitori che, terrorizzati dalle denunce dei vicini, raccomandavano loro: non fare rumore, non ridere, non giocare, non piangere. Lucia, raccontano Burgherr e la Frigerio, fu chiusa a chiave nella stanza di un appartamento affittato in comune con altre famiglie, per una vita intera: «Uscì fuori per la prima volta quando aveva tredici anni». Un'altra, dopo essere caduta, restò per ore ad aspettare la mamma con due costole rotte. Senza un lamento. Trentamila erano, a metà degli anni Settanta, i bambini italiani clandestini in Svizzera: trentamila. Al punto che l'ambasciata e i consolati organizzavano attraverso le parrocchie e certe organizzazioni umanitarie addirittura delle scuole clandestine. E i nostri orfanotrofi di frontiera erano pieni di piccoli che, denunciati dalla delazione di qualche zelante vicino di casa, erano stati portati dai genitori appena al di qua dei nostri confini e affidati al buon cuore degli assistenti: «Tenete mio figlio, vi prego, non faccio in tempo a riportarlo a casa in Italia, è troppo lontana, perderei il lavoro: vi prego, tenetelo». Una foto del settimanale Tempo illustrato n. 7 del 1971 mostra dietro una grata alcuni figli di emigranti alla Casa del fanciullo di Domodossola: di 120 ospiti una novantina erano «orfani di frontiera». Bimbi clandestini espulsi. Figli nostri. Che oggi hanno l'età di Grimoldi e della Bertolini.
Dicono: la legge è legge. Giusto. Ma qui il principio dei due pesi e delle due misure nella Costituzione non c'è. E la realtà dice che almeno un milione di italiani vivono oggi in condizioni di sovraffollamento nelle sole case popolari senza essere, come è ovvio, colpiti da alcuna sanzione: non si ammanettano i poveri perché sono poveri. A un immigrato regolare e a posto con tutti i documenti che sogna di farsi raggiungere dalla moglie e dai figli esattamente come sognavano i nostri emigrati, la nuova legge chiede invece non solo di dimostrare un reddito di 5.142 euro più altri 2.571 per la moglie e ciascuno dei figli ma di avere a disposizione una casa di un certo tipo. E qui la faccenda varia da regione a regione. In Liguria ad esempio, denuncia l'avvocato Alessandra Ballerini, in prima linea sui diritti degli immigrati, occorre avere una stanza per ogni membro della famiglia con più di 14 anni più un vano supplementare libero (esempio: il salotto) più la cucina e più i servizi igienici. Il che significa che una famiglia composta da padre, madre e quattro figli adolescenti dovrebbe avere una casa con almeno sei stanze. Quanti italiani hanno la possibilità di vivere così? Quando vinse la Coppa dei Campioni, coi soldi dell'ingaggio e del premio per la coppa, Gianni Rivera comprò un appartamento a San Siro. Il papà e la mamma dormivano nella camera matrimoniale, il fratello nella cameretta e lui in un divano letto in salotto. Se invece che di Alessandria fosse stato di Belgrado, sarebbe stato fuorilegge. Ed era Gianni Rivera. Il campione più amato da un'Italia certo più povera. Ma anche più serena di adesso.
Gian Antonio Stella
02 dicembre 2008
sabato 29 novembre 2008
lunedì 24 novembre 2008
Morte tra i banchi di scuola.

Una tragedia (annunciata) che quindi può avvenire anche nel tanto decantato nord Italia. Non soltanto al sud, come ci torna alla memoria la terribile mattinata del 31 ottobre 2002, quando una scossa dell’ottavo grado della scala Mercalli fa crollare il tetto di una scuola elementare, la “Francesco Jovine”, a San Giuliano, dove perdono la vita sotto le macerie 26 bambini tra i 6 e i 10 anni e una maestra.
Proprio come coloro che perdono la vita sul luogo di lavoro, e se possibile ancora più ingiusta, è la morte dei giovani sui banchi di scuola. Ma questa è la verità della scuola statale italiana (parlo di statale perché è l’unica che conosco, e perché credo che quelle private qualche fondo in più per non far rischiare la vita ai propri giovani l’abbiano).
domenica 16 novembre 2008
Fucine d'odio e violenza.
Sono stati arrestati i quattro aggressori 'naziskin' che, nella notte del 14 novembre, hanno pesantemente picchiato due giovani in piazza della Mercanzia a Bologna, colpevoli di essere stati identificati come "comunisti". E tra gli arresti troviamo anche due componenti della skinheads-band bolognese "Legittima offesa", di cui posto un video (eloquiente), e il quale sito è stato prontamente oscurato. Ora che le cose non vanno tanto bene meglio correre ai ripari, e cancellare ciò che li avrebbe immediatamente incriminati di razzismo, antisemitismo, persecuzione, incitazione alla violenza ecc... ecc...
Io mi chiedo: ma non lo si sa già da prima? Questi movimenti "naziskin", "skinhead" e via dicendo non sono soltanto fucine d'odio? Macchine per l'incitazione di violenza che prima o poi da qualche parte deve esplodere? Non li si può sentir dire certe cose e riuscire a trattenere la risata che sgorga spontanea per la mediocrità mentale di certe affermazioni (la testa è proprio piccola piccola) però ci sono, camminano per le nostre strade, e a volte fanno anche paura.
giovedì 13 novembre 2008
Cesare Pavese "Due poesie a T."
Sei di sangue e di terra
come gli altri. Cammini
come chi non si stacca
dalla porta di casa.
Guardi come chi attende
e non vede. Sei terra
che dolora e che tace.
Hai sussulti e stanchezze,
hai parole – cammini
in attesa. L’amore
è il tuo sangue – non altro.
mercoledì 12 novembre 2008
ANSA
Non avevo mai avuto dubbi... come non avevo mai avuto dubbi che quella scrittura scomposta e semi-analfabeta che appariva sulla busta con gli effetti personali di Emmanuel fosse opera di qualche (ignorante) rappresentante di Stato.
lunedì 10 novembre 2008
Emigrazione italiana nel mondo, "poeticamente" rilevante.

Per darvi un assaggio della grandezza che certi connazionali hanno raggiunto fuori patria, ma anche delle difficoltà che hanno affrontato, ecco una poesia di Gino Chiellino (la versione italiana dell’autore si trova in “Le radici, qui”):
La mia lingua
Mi isolava
L’ho abbandonata
Con la tua
Imputridiscono
In me
I sensi
venerdì 7 novembre 2008
Lucciole, api, uomo e neonicotinoidi. Riflessioni.
Ma Pasolini non sapeva (o forse solo poteva immaginare) che di lì a pochi anni tutta una serie di nuovi pesticidi avrebbero ricoperto la nostra campagna (e il nostro piatto) provocando non solo scomparsa delle lucciole, ma la scomparsa di quasi tutti gli insetti "buoni", quelli utili alla natura e alla vita grazie al loro importantissimo lavoro di impollinazione, prime fra tutti, appunto, le api.
Le api, insetti bellissimi, laboriosi, produttrici del vero nettare che la natura regala all'uomo: il miele. Le api colorate, che non ti pungono se non si sentono attaccate o in pericolo, che hanno sempre abitato insieme all'uomo le campagne e la collaborazione fra apicoltori e agricoltori era totale: le piante davano il fiore, le api permettevano la fecondazione. In un equilibrio perfetto a cui solo la natura può arrivare. E l'uomo, con la sua mente diabolica, può attentare.
Infatti negli anni '80 si è iniziato a studiare una nuova classe di insetticidi: i neonicotinoidi, che sembravano offrire ottimi risultati. E così fu dal punto che divennero tra i più usati. I neonicotinoidi agiscono a livello del sistema nervoso fissandosi ai ricettori nicotinici dell'acetilcolina, bloccano di fatto il passaggio degli impulsi nervosi nel cervello con conseguente morte degli insetti (tra cui le api, pensando più in "grande", forse anche a noi?). I principi attivi in commercio sono: Acetamiprid, Imidacloprid, Thiacloprid e thiamethoxam. Tutti questi insetticidi sono altamente sistemici tanto da "proteggere" la pianta molto a lungo: il principio attivo una volta assorbito viene traslocato sui giovani germogli in fase di crescita e nella pianta finale, che risulterà sempre "insetti-cida"; ma garantiscono (chi le multinazionali del agrofarmaco?) che non se ne trova traccia nel frutto o nella verdura finale.Api morte di fronte al loro alveare, api disperse che non torneranno mai più. In Italia l'anno scorso, sopratuto al nord e al centro, è stata calcolata la scomparsa di più della metà delle api presenti nel territorio (circa 40.000), con una perdita (per chi ha sempre un occhio di riguardo verso l'economia) di 250 milioni di euro. Ed è stato comprovato, proprio quest'anno, perchè ormai gli apicoltori non potevano più aspettare e si sono rimboccati le maniche, che la coincidenza di moria di api e semina dei campi non è, appunto, solo una coincidenza, ma è legato all'utilizzo di semi di mais conciati, cioè ricoperti da neonicotinoide, che danno vita a un seme (vederlo è davvero incredibile) rosso invece che giallo, interamente coperto da una polverina impalpabile (ma potentissima), che si sparge nelle campagne e uccide le api in pochissimi minuti, polverina che dal seme si trasferirà nella pianta, risucchiato come nutrimento, rendendola una super-pianta pesticida... ma non nel frutto attenzione!
Fortunatamente, dopo le prove scientifiche, il governo non è rimasto con le mani in mano e prontamente questo 17 settembre 2008 è apparso un Decreto Ministeriale recante la "Sospensione cautelativa dell’autorizzazione di impiego per la concia di sementi, dei prodotti fitosanitari contenenti le sostanze attive clothianidin, thiamethoxam, imidacloprid e fipronil, ai sensi dell’articolo 13, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 23 aprile 2001, n. 290". Questa volta si sono mossi velocemente (non c'entrerà il fatto che Luca Zaia, nuovo Ministro dell'Agricoltura, sia anche diletto apicoltore?) comunque non possiamo lamentarci, almeno la prossima primavera non avremo, si spera, una decimazione delle api e non ci troveremo nei prossimi anni come i giapponesi a impollinare fiore per fiore con un pennellino, visto che gli insetti utili alla fecondazione non li hanno più. Chiaramente Coldiretti ha subito chiesto chiarimenti su questo stop all'uso dei concianti, molto preoccupata delle ripercussioni economiche, come sempre, piuttosto che a quelle sanitarie e dell'ambiente.

Questo non significa che sulle nostre tavole non continueranno a finire pesticidi di ogni sorta e genere, ma almeno, noi uomini, la meritiamo anche una certa "brutta fine", le api no.
mercoledì 5 novembre 2008
Barack Obama è il nuovo presidente degli Stati Uniti d'America.

Barack Obama è stato eletto 44° presidente degli Stati Uniti d'America. Una svolta epocale: dopo otto anni di presidenza Bush, l'America ha votato per il senatore dell'Illinois, 47 anni, il primo afroamericano a insediarsi alla Casa Bianca. Quella di Barack è una vittoria di grandi numeri: con alcuni stati ancora da assegnare, il senatore democratico è arrivato a quota 338 grandi elettori. Una gioia incontenibile è esplosa a Chicago, dove si erano raccolti i sostenitori di Obama. A ogni stato che si colorava di blu, un urlo riempiva la capitale dell'Illinois, fino all'annuncio dei grandi network: "Barack Obama è il nuovo presidente degli Stati Uniti". Ma la gioia incontenibile non è solo americana perchè questa volta le elezioni presidenziali degli Stati Uniti d'America sono state seguite con grande interesse (e speranza) da tutto il mondo, la speranza di vedere cambiare qualcosa nella politica americana che negli ultimi anni aveva perso largo consenso, attestandosi su una linea che era difficile continuare a sostenere. Gli occhi di tutto il mondo (almeno occidentale) stanotte sono stati puntati verso la terra del mito, confortandoci in un sogno che fino a noi il senatore nero è riuscito a far arrivare. Presidente crediamo in te e ti diamo fiducia, hai le porte aperte e le carte in mano: ora devi cambiare l'America.
A chi interessa ecco i temi della campagna elettorale (tratti da Repubblica.it):
1. IRAQ E AFGHANISTAN
McCain=Ha sostenuto la guerra e l'invio di nuove truppe. Non vuole stabilire una data per il ritiro. In Afghanistan vuole l'invio di rinforzi e la creazione di un'"insorgenza" su modello iracheno.
Obama=Si è opposto alla guerra in Iraq. Promette un ritiro completo entro 16 mesi dalla sua elezione. In Afghanistan sostiene l'invio di rinforzi. Pressioni sul Pakistan da dove si infiltra Al Qaeda.
2. LOTTA AL TERRORISMO
McCain=Propone una nuova agenzia civile-militare con l'invio di esperti nelle zone calde del mondo. Vuole chiudere la prigione di Guantanamo e ha criticato i metodi di interrogatorio inumani.
Obama=Vuole concentrare i finanziamenti per la sicurezza nelle aree più a rischio. Si è opposto al Patriot Act. Vuole la chiusura di Guantanamo e il diritto al processo per i sospetti terroristi.
3. POLITICA ESTERA
McCain=Sull'Iran vuole più sanzioni e non esclude una soluzione militare. Atteggiamento critico verso la Russia di Putin. Sulla crisi mediorientale, sostiene la soluzione dei due Stati, pressioni sull'Arabia Saudita perché aiuti i palestinesi, il taglio dei flussi di armi e soldi a Hezbollah, il sostegno ai libanesi moderati.
Obama=Non esclude un negoziato diretto con il leader iraniano Ahmadinejad. Dura critica alla Russia. Medio Oriente: sostegno ai "due Stati", isolamento di Hamas nei Territori finché non riconoscerà il diritto all'esistenza di Israele, diplomazia verso i Paesi arabi perché normalizzino i rapporti con Israele e sostengano l'Autorità nazionale palestinese.
4. ECONOMIA E CRISI FINANZIARIA
McCain=Promette il taglio delle tasse alla classe media. Manterrebbe i tagli fiscali di Bush ma riducendo la spesa pubblica. Promette la riforma del welfare e della sanità. Ha sostenuto il piano di salvataggio per Wall Street di 700 miliardi di dollari. Promette la copertura federale per conti bancari fino a 250.000 dollari.
Obama=Promette tagli alle tasse mirati per aiutare la classe media. Abolirebbe i tagli fiscali di Bush per le fasce ad alto reddito. Vuole riformare la sanità e rinegoziare gli accordi commerciali internazionali. Ha sostenuto il piano di sostegno per Wall Street e propone riforme del settore finanziario, con più controlli pubblici su istituti finanziari e banche.
5. ENERGIA E AMBIENTE
McCain=Riconosce che il cambiamento climatico è reale e devastante. Promette l'impegno degli Usa in programmi di riduzione dei gas serra se Cina e India aderissero. Rifiuta il sostegno a fonti alternative o piani tariffari che penalizzino la competitività Usa. Sostiene la ripresa delle trivellazioni oceaniche, tranne che nella riserva naturale dell'Artico.
Obama=Vuole un taglio delle emissioni di gas serra americani dell'80% entro il 2050 e un ruolo guida degli Usa nella lotta al cambiamento climatico. Promette investimenti per 150 miliardi di dollari in 10 anni in energie alternative. Non esclude la ripresa delle trivellazioni, mentre il suo vice Biden è nettamente contrario.
6. ABORTO
McCain=Vuole rivedere la sentenza della Corte costituzionale del 1973 che legalizza l'aborto, anche se in passato l'aveva sostenuta. Promette aiuti statali per le adozioni. La sua vice Palin è radicalmente contraria al diritto all'aborto, compresi casi di stupro o incesto.
Obama=Sostiene il diritto di scelta delle donne, formulato "insieme a dottori, famiglie e consiglieri spirituali". Ha criticato le recenti decisioni della Corte suprema che ha ridotto i limiti temporali in cui si può praticare l'aborto.
mercoledì 29 ottobre 2008
Se negro o zingaro è più facile fare giustizia?
Diventa consapevole di ciò che mangi.
domenica 26 ottobre 2008
"Ebano" di Ryszard Kapuscinski
"Questo libro non parla dell'Africa, ma di alcune persone che vi abitano e che vi ho incontrato, del tempo che abbiamo trascorso insieme. L'Africa è un continente troppo grande per poterlo descrivere. E' un oceano, un pianeta a sé stante, un cosmo vario e ricchissimo. E' solo per semplificare e per pura comodità che lo chiamiamo Africa. A parte la sua denominazione geografica, in realtà l'Africa non esiste." Ryszard Kapuscinski
Libro bellissimo, appassionante, pieno di contenuti ma scorrevole, che divoreresti tutto in una notte, e folto di strabilianti e puntuali riflessioni:
-"Mi resi conto che anche io ero intrappolato nell'apartheid: ero un bianco, un colone, uno sfruttatore, un predatore. Non riuscivo a risolvere il dilemma: quegli occhi neri non potevano che vedermi così. Io avevo reso orfana l'Africa e per giunta un'orfana umiliata, impotente e sempre affamata. Quei ragazzini scalzi vantavano su di me una superiorità etica: la superiorità che una storia maledetta conferisce alle sue vittime. Quei ragazzini scalzi potevano guardarmi dall'alto in basso: erano di razza nera, ma puliti."-
lunedì 20 ottobre 2008
Parmigiano & OGM
Ho purtroppo scoperto che un prodotto che si trova costantemente sulle tavole degli italiani risulta contaminato da Ogm. Il Parmigiano-Reggiano, prodotto così caratteristico e importante per la nostra cultura gastronomica e uno tra i formaggi più famosi e apprezzati al mondo, viene fatto utilizzando Ogm nella filiera produttiva (le mucche del Consorzio mangiano ogni giorno soia Ogm della Monsanto). Ne è davvero in gioco la genuinità e la qualità del prodotto, e soprattutto è in gioco il diritto del consumatore di conoscere e di conseguenza scegliere ciò che mangia. Questo diritto inalienabile del consumatore è sempre più spesso truffato, ma è importante continuare a battersi perchè le cose cambino, in modo che la giustizia vinca sui facili profitti dei potenti.
I premi Nobel al fianco di Saviano "La sua libertà riguarda tutti noi" di Paola Coppola
Saviano sta scontando il successo del suo bestseller che, a gennaio 2008, aveva venduto solo in Italia più di un milione e 200mila copie, è stato tradotto in 43 paesi, ha ottenuto diversi riconoscimenti e ispirato l'omonimo film del regista Matteo Garrone, candidato all'Oscar. Nell'appello dei Nobel si legge: "È minacciata la sua libertà, la sua autonomia di scrittore, la possibilità di incontrare la sua famiglia, di avere una vita sociale, di prendere parte alla vita pubblica, di muoversi nel suo paese". Saviano, dunque, è "un giovane scrittore, colpevole di avere indagato il crimine organizzato svelando le sue tecniche e la sua struttura, è costretto a una vita clandestina, nascosta, mentre i capi della camorra dal carcere continuano a inviare messaggi di morte, intimandogli di non scrivere sul suo giornale, Repubblica, e di tacere", continua il testo. Così i Nobel spendono la loro autorevolezza per chiedere allo Stato "di fare ogni sforzo per proteggerlo e sconfiggere la camorra". Ricordano che non si può liquidare il "caso Saviano" solamente come un problema di polizia, perché "è un problema di democrazia. La libertà nella sicurezza di Saviano riguarda noi tutti, come cittadini", scrivono. "Con questa firma vogliamo farcene carico, impegnando noi stessi mentre chiamiamo lo Stato alla sua responsabilità, perché è intollerabile che tutto questo possa accadere in Europa e nel 2008".
giovedì 16 ottobre 2008
Sagome di bimbi neri dipinte di bianco.

Non ci sono parole per commentare un fatto così basso e ignobile, e che riconferma la pericolosa svolta razzista che l'Italia e gli italiani stanno vivendo. Invece di gioire e sorridere di fronte alla diversità e alla bellezza di tutti i bambini del mondo, qualcuno ha voluto nuovamente rivendicare una presunta "purezza" bianca. Ma questo bianco appare sempre più... livido, opaco, spento, senza vita, appunto morto. Vuoto di emozioni, di sensazioni, un bianco-nulla, che non dice niente e non trasmette niente. Insomma una tristezza infinita.
venerdì 10 ottobre 2008
AFRICA di MINA BOULHANNA (Marocco)
Tanto amore, tanta rabbia Tanta speranza, e storie.
Africa, semplice e sincera Selvaggia, spontanea Vittima della malvagità
Del tormento e della natura
Africa, nera
Colore del lutto, sei in lutto Immensa
Mi manca il tuo abbraccio Calore di affetto Di generosità, d’amore e chi ti capisce?
Sei nera e brutta
Sei povera maledetta
Sei l’Africa da rimanere in Africa.
da "Ai confini dei versi. Poesia italiana della migrazione" a cura di Mia Lecomte, ed. Le lettere, Firenze 2006.
mercoledì 8 ottobre 2008
Castel Volturno, commercianti in rivolta. Contro la mafia?...magari!
giovedì 2 ottobre 2008
Emmanuel Bonsu Foster, alias "negro".
Mi chiedo solo se questa è la prassi comune di chi lavora per la sicurezza dei cittadini (insulti, botte), me lo chiedo perché se così fosse spero di non finire mai nelle loro mani!
Che sicurezza ho io cittadino che passeggio in un parco, mi vedo seguito da due uomini, che poi mi sono addosso, mi picchiano, mi insultano, mi portano via? Per di più non ho fatto nulla di male, non sono un latitante, non spaccio droga, sono solo un ragazzo di 22 anni che passeggia prima del’inizio della scuola serale. Se proprio sono finito, mio malgrado, tra le maglie di un’indagine (e che indagine: qualcuno si lamentava che nel parco spacciassero droga, passa un cittadino di pelle scura ed ecco il colpevole), esigo rispetto, esigo professionalità. Questi sono i modi di fare di un paese che si definisce civile? Questo il modo di trattare un ragazzo senza neanche sapere se è vero o no quello che gli si imputa? Senza avere un minimo di sicurezza sull’accusa? E anche se fossero vere la sostanza non cambierebbe, perché rappresentanti dell’intero paese, come vigili, non possono permettersi un comportamento così incivile e davvero ignorante, da vergognarsi, loro, i tutori della giustizia, che si permettono di chiamare “negro” qualcuno, di deriderlo per la sua pelle e di condannarlo già in partenza sempre per quella.
Un paese così fa paura, fa paura per l’ipocrisia e il livello culturale che scende ormai sempre più giù, e nessuno né è esente. Un paese così è un paese che si avvia a dittatura, la dittatura più bassa e pericolosa, quella populista e facilotta, fatta di luoghi comuni e di ignoranza dilagante, quella che un giorno ti alzi e si è rivoltata anche contro di te.
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari

e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare.
Bertold Brecht
sabato 20 settembre 2008
Immigrati: rivolta a Castel Volturno.

mercoledì 17 settembre 2008
Meglio “pelle bianca e cuore nero” o “pelle nera e cuore bianco”?

Consiglio di leggere il bell'articolo di Alessandro Portelli apparso sul "Manifesto" il 19/09/ 08. E' interessante scoprire come l'espressione "sporco negro" non costituisca secondo la Cassazione un'insulto razzista, ma una "generica antipatia, insofferenza o rifiuto per chi appartiene a una razza diversa".
Generica antipatia, che sceglie però il colore della pelle per esprimersi.
Per rimanere in tema di colori: e se scegliessimo il colore del cuore?
Sarebbe dura, molto dura.
domenica 14 settembre 2008
MEDITERRANEO ADDIO di ABDELKADER DAGHOUMI (Marocco)
Ciao mare, oggi al tramonto
ti lascio, vado via.
Nel mio fagotto un pezzo di te una conchiglia «amore mio».
Mediterraneo strappa cuori
di madri stanche piene di timori Mediterraneo /
tra le rocce il mirar mio fecondo accetti, le onde tue lussuriose.
Mediterraneo in milioni allo sbando, mare lacerato /
da mille ferite, mai guarite, padre di mio padre e di mia /
madre aquila reale, al sole steso. Mediterraneo mare ambiguo, /
gitano allegro e solitario d’inverno gonfio e iracondo /
amico di poeti e vecchi pirati di gente comune e malfamati. /
Stasera parto via e sull’uscio di casa mia facce tristi /
e rassegnate. Mediterraneo amore mio tempesta di vento, /
cielo grigio, tu che afferri la mia mente la ondeggi dolcemente,
sulle rocce posan via mille gabbiani danzan felici,
il mio cuore sollevato. Mediterraneo scaccia guai /
vecchia barca abbandonata,
una parte di te porto via, /
«una conchiglia» Mediterraneo /
donna mia. Sono a monte del torrente / lavo e strizzo
l’amore di oggi mamma / è tra il mezzodì e il tramonto. /
«Te ne vai te ne allontani e lasci il cuore ferito. Te ne vai».
da "Nuovo Planetario Italiano. Geografia e antologia della letteratura della migrazione in Italia e in Europa" a cura di A. Gnisci, Città Aperta Edizioni, 2006.
giovedì 4 settembre 2008
Marocco
Posso ora guardare la verdura dei nostri supermercati con un po’ di attrattiva? Tutte quelle verdurine in fila, ordinate, tutte quante dello stesso colore e medesima taglia, senza la minima incrinatura e spettinatura, perché uno zucchino storto è brutto alla vista. E se penso al sapore? La cosa non migliora, anzi, sprofonda fino al baratro. Insomma non sarà facile tornare al grigiore e alla sterilità, dopo aver bevuto tutta l’estate frullati di frutta freschissima, dolce, polposa, gustosa e mangiato pomodori divini, che sembravano ancora davvero pomodori. Ma tante altre cose, oltre al cibo, purtroppo qui in Italia non hanno più sapore.
Non potrò mai scordare il muro di api che ho dovuto attraversare nella medina di Fes nella zona dedicata ai dolciumi, né tantomeno il muro di mosche che ricopriva costantemente i cadaveri delle pecore appese in bella vista dai macellai, così come non potrò dimenticare il matrimonio a Casablanca, con tutte quelle donne vestite a festa che si divertivano incredibilmente tra balli, chiacchiere, cambi d’abito e canti, e la sposa, agghindata come una nostra principessa delle favole, con addirittura la corona in testa. Le bambine a cui ho scattato tante foto. E gli asini per strada, colmi di ogni sorta di roba, spesso carichi di fichi d’india, che puoi farti sbucciare sul momento e mangiare a volontà. I camion, solo in Africa puoi vederne di così carichi, e così vecchi. Gli occhi, tanti occhi, furbi, curiosi, attratti, luminosi. E i sorrisi, che come un linguaggio superiore, oltre alle parole, permettono di comunicare perfettamente l’essenziale.
domenica 3 agosto 2008
Buona estate
giovedì 24 luglio 2008
SENZA PAROLE di BARBARA SERDAKOWSKI
Nella corrente d'aria di una Vistula sterrata
Sono chiazza
Informe
Verbo senza contorno
Disambientata.
Eri tu quell'ombra dietro alle mie spalle?
Ancora sento sulla schiena tracce di sconosciuto
Sui fianchi, sulle cosce, sulla nuca forse
Ampolle a ventosa
Risucchio che drena
Una perdita perpetua di parole acquisite
Il salasso dell'anima di volatile migratore
buchi ridotti a vocaboli incidentali
Words, mots, palabras, slowa
Non vorrei più usare parole di altri
Ma allora quali?
Se non ho le mie
da "Ai confini dei versi. Poesia taliana della migrazione" a cura di Mia Lecomte, ed. Le lettere, Firenze 2006.
martedì 22 luglio 2008
"Superate questa linea" di Salman Rushdie

Si chiede Rushdie nelle righe finali del suo lavoro: "Quale sarà lo spirito di questa nuova frontiera? Daremo al nemico la soddisfazione di vederci trasformati in qualcosa di simile al suo riflesso intollerante, carico d'odio, oppure, in veste di guardiani del mondo moderno, di custodi della libertà, e come abitanti privilegiati delle terre dell'abbondanza, continueremo ad alimentare la libertà e a far diminuire l'ingiustizia? Diventeremo le armature che la paura ci costringe a indossare, o continueremo a essere noi stessi? La frontiera plasma il nostro carattere e mette alla prova il nostro coraggio. Io mi auguro che supereremo l'esame".
venerdì 18 luglio 2008
"POETICA DEL DIVERSO" di ÉDOUARD GLISSANT
―“Ho sempre detto che il mare dei Caraibi si differenzia dal Mediterraneo perché è un mare aperto, un mare che diffrange, mentre il Mediterraneo è un mare che concentra. Se le civiltà e le grandi religioni monoteiste sono nate intorno al bacino del Mediterraneo, ciò è dovuto alla capacità di questo mare di orientare, anche se attraverso drammi, guerre o conflitti, il pensiero dell’Uomo verso l’Uno e l’unità. Al contrario quello dei Caraibi è un mare che diffrange e favorisce l’emozione della diversità. Non solo un mare di transito e di passaggio, ma un mare di incontri e di coinvolgimenti. Ciò che è avvenuto in tre secoli nei Caraibi è letteralmente un incontro di elementi culturali provenienti da orizzonti assolutamente diversi e che realmente si creolizzano, che realmente si stratificano e si confondono l’uno nell’altro per dar vita a qualcosa di assolutamente imprevisto e assolutamente nuovo, la realtà creola.”—
—“I fenomeni di creolizzazione sono importanti, perché permettono un nuovo approccio alla dimensione spirituale delle umanità, un approccio che implica una ricomposizione del paesaggio mentale delle umanità contemporanee: la creolizzazione presuppone che gli elementi culturali messi a confronto debbano necessariamente essere ‘di valore equivalente’ perché avvenga un vero processo di creolizzazione. Se fra gli elementi messi in relazione alcuni vengono sminuiti rispetto ad altri. La creolizzazione non avviene. Qualcosa accade comunque ma in un modo bastardo e ingiusto. […] La creolizzazione esige che gli elementi eterogenei messi in relazione si ‘intervalorizzino’, che non ci sia degradazione o diminuzione dell’essere, sia dall’interno che dall’esterno, in questo reciproco e continuo mischiarsi.”―
―”Bisogna rinunciare alla spiritualità, alla mentalità e all’immaginario nati dalla concezione di un’identità a radice unica che tutto uccide, per entrare nel sistema complesso di un’identità di relazione, di un’identità che comporta un’apertura all’altro. […] Nelle culture occidentali si dice che l’assoluto è l’assoluto dell’essere e che l’essere non può esistere se non si concepisce come assoluto. Già i presocratici sostenevano, invece, che l’essere è relazione, cioè l’essere non è assoluto ma relazione con l’altro, relazione con il mondo, relazione con il cosmo. […] Io dico che la nozione di essere e dell’assoluto dell’essere è legata alla nozione di identità come ‘radice unica’ e dell’esclusività dell’identità e che se si concepisce un’identità rizoma, cioè radice che si intreccia con altre radici, allora ciò che diventa importante non è tanto una pretesa assolutezza di ogni radice, ma il modo, la maniera in cui entra in contatto con le altre radici: la Relazione. Oggi una poetica della Relazione mi sembra più evidente e più avvincente di una poetica dell’essere.”—
(Sottolineature mie)
Queste riflessioni costituiscono il cardine dei miei pensieri, così come il filo conduttore di questo blog. Dalla prima volta che ho letto queste righe ho sentito la forza e la pregnanza di queste idee. Erano ciò di cui ero alla ricerca, ciò che poteva costituire la base per il mio peregrinare mentale e corporale. Sono una chiara e lucida dimostrazione che il Mondo è uno e tutto intero e che una Poetica della Relazione è l’unica strada possibile per costruire un percorso di vita giusto, sano e felice. La felicità. Non è ciò di cui tutti siamo alla ricerca?
mercoledì 9 luglio 2008
Di che cosa si scusa George Bush?
"Il premier italiano Silvio Berlusconi è stato uno dei più controversi leader nella storia di un paese conosciuto per corruzione governativa e vizio". (...) "Principalmente un uomo d'affari con massicce proprietà e grande influenza nei media internazionali Berlusconi era considerato da molti un dilettante in politica che ha conquistato la sua importante carica solo grazie alla sua notevole influenza sui media nazionali finché non ha perso il posto nel 2006".(...) "Odiato da molti ma rispettato da tutti almeno per la sua 'bella figura' (in italiano nel testo) e la pura forza della sua volontà Berlusconi ha trasformato il suo senso degli affari e la sua influenza in un impero personale che ha prodotto il governo italiano di più lunga durata assoluta e la sua posizione di persona più ricca del paese". Da ragazzo guadagnava i soldi organizzando spettacoli di marionette per cui faceva pagare il biglietto di ingresso". "Si era messo a vendere aspirapolvere, a lavorare come cantante sulle navi da crociera, a fare ritratti fotografici e i compiti degli altri studenti in cambio di soldi".La Casa Bianca si è scusata per quella considerata una “gaffe” (che io chiamerei invece rigore storicistico) ma saremo noi italiani a doverci scusare con noi stessi. Le cose stanno lì, chiare, limpide, precise, ma a noi fanno fatica a entrare in testa. Io lo vedo: l’italiano non ha voglia, non gliene frega nulla se il premier è corrotto, se ha sbranato la scala del potere con le fauci di un leone, senza guardare mai in faccia a nessuno, con tre soli pensieri in testa: soldi, potere, bellezza. All’italiano non interessa, quasi quasi gli viene da dire che fa bene il premier a farsi leggi ad personam visto che può. Tutti sarebbero pronti a truffare tutti, tutti si riconoscerebbero in quello sciacallo agguerrito se solo potessero. Questa è la vera grande tristezza del nostro paese. Non tanto la sorpresa che un paese così acculturato possa aver eletto nuovamente colui che continua a plagiare la mente di tutti attraverso finti uni-giornali, finti divertiti-ma non pensare, finti programmi liberi-che ti incatenano dentro etc. La sorpresa sta invece (ma solo perché continuo ad essere utopista) nel fatto che possa essere considerata una incredibile gaffe ciò che è palesemente la verità. Il problema del premier è sottile: all’estero queste cose si sanno da anni, se ne discute anche, la biografia è tratta dalla nota enciclopedia citata, ma non è problema cosa pensino all’estero di Silvio Berlusconi, e non c’è neanche problema che ci sia un’enciclopedia scritta in inglese a parlarne (tanto l’italiano medio non conosce l’inglese, né tantomeno utilizza internet per informarsi o compiere ricerche approfondite), l’importante è che non se ne parli in Italia, né in tv, né nei principali giornali (ma la tv rimane sempre il primo amore), proprio a quell’italiano medio che sotto il giogo mentale mediatico ha tutta un’altra idea del suo povero bravo premier perseguitato e tanto divertente ( tette, culi e canzonette a gogò). Insomma l’offesa è tipicamente italiana: io sò, ma non voglio sentirmi dire. Nascondi, nascondi… tanto è la facciata che conta!
venerdì 4 luglio 2008
“Per una teoria della letteratura ispano-americana” di R. F. Retamar
giovedì 26 giugno 2008
L'importanza di essere vegetariani
1. Ecologica/sociale: –“I prodotti agricoli a livello mondiale sarebbero in realtà sufficienti a sfamare i sei miliardi di abitanti, se venissero equamente divisi, e soprattutto se non fossero in gran parte utilizzati per alimentare i tre miliardi di animali da allevamento. Ogni anno 150 milioni di tonnellate di cereali sono destinate a bovini, polli e ovini […] in pratica il 50% dei cereali e il 75% della soia raccolti nel mondo servono a nutrire gli animali d’allevamento. […] Trentasei dei quaranta Paesi più poveri del mondo esportano cereali negli Stati Uniti, dove il 90% del prodotto è utilizzato per nutrire animali destinati al macello. Viviamo in un mondo dove un miliardo di persone non ha accesso all’acqua pulita e per produrre un chilo di carne di manzo occorrono più di tremila litri di acqua.”-
2. Tutela della salute: -“Non ci sono dubbi che un’alimentazione povera di carne e ricca di vegetali sia più adatta a tenerci in buona forma. Gli alimenti di origine vegetale hanno una funzione protettiva contro l’azione dei radicali liberi, cioè quelle molecole che possono alterare la struttura delle cellule e dei loro geni. Si può quindi pensare che chi segue un’alimentazione ricca di alimenti vegetali è meno a rischio di ammalarsi e possa vivere più a lungo. C’è poi un altro fattore. Noi siamo circondati da sostanze inquinanti, che possono mettere a rischio la nostra vita. Sono sostanze nocive se le respiriamo, ma lo sono molto di più se le ingeriamo. Consumando carne, ci mettiamo proprio in questa situazione […]. L’accumulo di sostanze tossiche ci predispone a molte malattie cosiddette “del benessere” (diabete non insulino-dipendente, aterosclerosi, obesità ). Anche il rischio oncologico è legato alla quantità di carne che consumiamo. Le sostanze tossiche si accumulano più facilmente nel tessuto adiposo […]. Frutta e verdura sono alimenti poverissimi di grassi e ricchi di fibre: queste, agevolando il transito del cibo ingerito, riducono il tempo di contatto con la parete intestinale degli eventuali agenti cancerogeni presenti negli alimenti. I vegetali poi, oltre a contaminarci molto meno degli altri alimenti, sono scrigni di preziose sostanze come vitamine, antiossidanti e inibitori della cancerosi (come i flavonoidi e gli isoflavoni) […].”-
3. Etica-filosofica: Qui Veronesi mi ha toccato il cuore perché è quello che ti spinge a quindici anni a prendere una decisione come questa, è la motivazione più spontanea e “ingenua”, quella che senti dentro quando non devi ragionarci sopra “da adulto”, è l’impulso iniziale (e come è bello il mondo dagli occhi di un bambino…). Dice Veronesi –“Io ero un bambino di campagna, amico degli animali”- voglio sottolineare l’importanza di questa frase –“e oggi sono un uomo che ha il massimo rispetto per la vita in tutte le sue forme, specie quando questa non può far valere le proprie ragioni. Il cibo è per me una forma di celebrazione della vita, ma non mi piace celebrare la vita negando la vita stessa ad altri esseri.”-
Complimenti. Un discorso lucido e attento, interessante. Per noi: una riflessione nuova da portare avanti. Un piccolo appiglio. Un pensiero mai avuto. Un sorriso. Una speranza. Una ricchezza.
venerdì 13 giugno 2008
"Spostare il centro del mondo" di Ngugi wa Thiong’o
giovedì 12 giugno 2008
Rom=Uomo
Credo comunque, anche se le cose sembrano sempre più nere, che ci sia ancora un’arma possibile, un’arma che non fa morti e non spara, è l’arma della parola. Della parola giusta che cerca di accendere un faro nella notte, per coloro che la vorranno seguire. Alexian Santino Spinelli ne accende per noi, è un Rom di origine abruzzese, musicista, poeta, compositore e docente di Lingua e cultura romaní presso l’Università di Trieste. Nella sua opera Spinelli spiega la storia del popolo romaní a partire dall’origine indiana e ripercorre le vicende dei suoi spostamenti e delle commistioni con le popolazioni in cui si è di volta in volta imbattuto. Il criterio che gli ha permesso di ricostruire questa lunga storia è linguistico: a partire da un accurato studio sulla lingua e degli apporti che l’hanno arricchita, l’autore risale le tappe della storia del suo popolo. L’intento è quello di smascherare i pregiudizi razzisti che pesano sui Rom e spiegare i motivi delle condizioni in cui versano ai giorni nostri (forse centriamo un po’ anche noi?). E può essere davvero interessante sentire una voce fuori dal coro dell’ uni-mente-giornale quotidiano. Ha scritto alcuni saggi tra cui “Baro Romano Drom. La lunga storia dei rom, sinti, kale, manouches e romanichals” (Meltelmi, Roma 2000) di cui voglio riportare alcuni brani:
“Le comunità romanès, note in molti paesi come «i calderai neri», non potevano sfuggire all’alone mitico che avvolgeva la lavorazione dei metalli. […] Le predilezioni e gli incantesimi, di cui le loro donne erano maestre, sconfinavano nel soprannaturale, un territorio in cui il clero non poteva tollerare indebite intrusioni. La popolazione romaní attirò su di sé l’attenzione della Santa Inquisizione […]. Anche il colore della pelle divenne un elemento di discriminazione. Nella mentalità occidentale il convincimento che il colore scuro fosse segno di inferiorità e malvagità era infatti radicata già da tempo. Il sospetto verso chi usava un vocabolario ignoto era generale, ma nel caso delle comunità romanès si associava al loro aspetto […]. In quel tempo, superato il periodo feudale che aveva frazionato l’antico Impero romano in contee e marchesati, si andavano strutturando i grandi Stati nazionali, i quali per incrementare l’unità del popolo e il loro controllo, tendevano ad escludere tutti coloro che apparivano «diversi» […]. Il vagabondo cominciava così a essere considerato un elemento di disturbo all’ordine sociale; quello che permise nel XV secolo alle comunità romanès di circondarsi di un’aureola di santità, divenne in breve motivo di condanna. […] Durante il XVI secolo si sviluppano in tutti i Paesi europei leggi repressive […]. Le comunità romanès divennero così i principali obbiettivi dei provvedimenti presi dai governi europei per tutelare l’integrità sociale. Se inizialmente i vari decreti, comminanti pene come l’allontanamento immediato, la fustigazione pubblica, il marchio a fuoco, il taglio del naso e delle orecchie, la galera a vita o la morte, miravano a colpire qualsivoglia categoria di erranti, col passare degli anni i provvedimenti si fecero sempre più circoscritti a sfavore dei gruppi romanès. Le deportazioni nelle colonie d’Africa, d’America e dell’Oceania furono provvedimenti che li coinvolsero ripetutamente. […] Scacciati da tutti gli Stati europei si fermarono a lungo nelle zone di confine, soprattutto dove queste offrivano rifugi naturali, nelle foreste o sulle montagne. La popolazione romaní, che non era arrivata in Europa con intenti bellicosi, né con le armi in pugno in cerca di conquiste, ma con la speranza di trovare una nuova patria a cui donare i prodotti delle proprie attività, fu costretta a vivere alla macchia e a essere privata di qualsiasi diritto con la conseguente condanna all’emarginazione sociale e culturale i cui effetti sono visibili ancora oggi. Le comunità romanès non potevano né volevano per cultura difendersi con la forza, così alle aggressioni esterne risposero ripiegando su atteggiamenti apparentemente umili, come la mendicità, atteggiamenti che in realtà celavano una forte volontà di resistenza e un’altrettanta forte ribellione pacifica.”[pp.36-38]
“[…] Gli stereotipi negativi hanno creato una vera e propria cappa sulla realtà romaní che diventa, oggi, sempre più soffocante. Tali stereotipi inculcano nell’opinione pubblica diffidenza e sospetti che non permettono il giusto incontro e un reciproco scambio umano e culturale fra le comunità romanès e le popolazioni locali.”[p.53]
“Noi stessi abbiamo commesso l’errore di accettare e usare la definizione di «zingaro» perché altrimenti non compresi dall’opinione pubblica, ma ci siamo ravveduti perché oggi, nell’era della comunicazione, dove le parole hanno una grande valenza e racchiudono insospettati scopi, non è più ammissibile compiere errori di tale portata. Se si vuole realmente migliorare la situazione del popolo romanó il termine «zingari» va superato e sostituito con «popolazione romaní», «popolo romanó», «comunità romanès» ecc […]. Alla definizione zingari spesso si sostituisce, come sinonimo, quella di nomadi presupponendo la volontà da parte della popolazione romaní di perpetuare una supposta vocazione al girovagare, designando quindi un tratto comune saliente: «nomadi per cultura». Anche questo è un gravissimo errore di valutazione e una distorsione di quella che è stata in realtà la volontà delle comunità romanès nel corso dei secoli passati. Il nomadismo come si è protratto in Europa è stato la conseguenza delle politiche persecutorie attuate in maniera decisa e sistematica da tutti gli Stati. Le comunità romanès sono state «costrette» ad essere girovaghe […]. Le comunità romanès, quindi, non per scelta, sono state obbligate a vivere alla macchia, lontane dalle città in una perenne situazione di disagio e di emarginazione e soprattutto private di qualsiasi diritto, a meno che non si assimilassero. La popolazione romaní ha disseminato sue comunità in tutto il mondo, dimostrando che quando esistono le giuste condizioni la sedentarizzazione non è assolutamente un problema, l’importante è essere rispettati e non assimilati, inseriti nel contesto sociale e non annullati.”[pp.55-56]
giovedì 5 giugno 2008
NOSTALGIA di BOUZIDY AZIZ (Marocco)
e non so cosa scrivere
cosa vorresti sapere
non riesco più a trovare le parole/
lo sai che non ti posso mentire solo pensarlo
di colpo, la penna nelle mani diventa pesante e le parole.
Allora ti dico senza introduzione che vedo coi miei occhi
che posso dividere ancora il bene dal male,
e sbaglio come al solito i passi. Non lo crederesti/
cara madre che qui sono più che strano/
e che forse mi hai allevato
mal-educato
(qui cara madre
è cambiato il gioco le regole del gioco
qui si parla un altro linguaggio/
qui un altro orizzonte si nasconde (perché maiuscolo?)/
Mando la gente a "far in culo" uso le parolacce/
e il cazzo senza vergogna e pregiudizio,
avevi paura che qualcuno mi prendesse,
e che ti dimenticassi non ti preoccupare cara madre/
qui nessuno mi vuole.
Non sono più l'angelo azzurro
ho perso la spada e il cavallo,
e sinceramente non mi piace affatto quando/
e come sono stato schedato. Qui sono meno di una bestia/
e non merito neanche una grazia,
dicono che capisco solo il linguaggio dei cammelli/
e che nel mio cuore ho un gran rancore:/
tu lo crederesti madre?
Qui cara madre
siamo più o meno tutti uguali, lo sporco lava-vetri/
il delinquente spacciatore e il "vu cumprà" ignorante/
siamo tutti in uno e non siamo nessuno, pensieri smarriti
una memoria che ricorda del tempo la sua amarezza
della patria solo la sua bellezza e della notte solo la sua oscurità
e la sua lunghezza. Qui cara madre
siamo persi tra le cose aspettiamo un giorno/
che ci sembra vicino e non si avvicina mai.
Noi ci sentiamo rottame che cade fumo che scorre/
e sparisce non siamo la fiamma ma neanche la cenere,/
ci ricorderemo sempre che siamo maltrattati
in oriente e in occidente
solo perché la nostra storia è sporcata
dai nostri piccoli grandi sultani, e scritta da grandissimi/
bugiardi. Cara madre
dovunque siamo
la patria rimarrà la nostra causa la nostra ferita/
permanente quando l'avremo curata
il tè alla menta
lo gusteremo assieme.
da "Nuovo Planetario Italiano. Geografia e antologia della letteratura della migrazione in Italia e in Europa" a cura di A. Gnisci, Città Aperta Edizioni, 2006.
mercoledì 4 giugno 2008
"Poetiche africane" di A. Gnisci
"In viaggio con Erodoto" di Ryszard Kapuscinski
Un video su uno di suoi ultimi libri "In viaggio con Erodoto", 2005.
Ci sono uomini che lottano per rendere migliore questo mondo. Con l'unica arma possibile: la conoscenza, l'informazione, la verità. Uno di questi era Ryszard Kapuscinski, straordinario reporter di Mondo. Purtroppo la sua scomparsa recente (23 gennaio 2007) lascia un grande vuoto: pochi come lui sono riusciti ad essere "nel centro" degli eventi, "dentro" le trasformazioni, cosa che lo ha portato ad immedesimarsi dalla parte giusta, ovvero sempre dalla parte dell'umanità oppressa, sempre "attraverso gli occhi delle vittime".
E' L'ORA PLANETARIA DEI FUGGIASCHI di NELLY SACHS
E' la fuga travolgente dei fuggiaschi
Nella vertigine, la morte!
E' la caduta stellare della magica prigione
Del focolare, del pane, della soglia.
E' il frutto della conoscenza,
angoscia! Spento sole d'amore
in fumo! E' il fiore della fretta
stillante sudore! Sono i cacciatori
fatti di nulla, solo di fuga.
Sono i cacciati, che portano nelle tombe
I loro mortali nascondigli.
E' la sabbia, atterrita,
con ghirlande di commiato.
E' la terra che s'affaccia all'aperto,
il suo respiro mozzato
nell'umiltà dell'aria.
da "L'altro sguardo. Antologia delle poetesse del '900", a cura di G. D. Bonino e P. Mastrocola, Mondadori, Milano 1996.
lunedì 2 giugno 2008
PRIGIONE di YOGO NGANA NDJOCK
in una sola città,
in un solo paese,
in un solo universo,
vivere in un solo mondo è prigione.
Amare un solo amico,
un solo padre,
una sola madre,
una sola famiglia,
amare una sola persona è prigione.
Conoscere una sola lingua,
un solo lavoro,
un solo costume,
una sola civiltà,
conoscere una sola logica è prigione.
Avere un solo corpo,
un solo pensiero,
una sola conoscenza,
una sola essenza,
avere un solo essere è prigione.
da "Foglie vive calpestate. Riflessioni sotto il baobab"
Edizioni UCSEI, Roma 1989.