sabato 29 novembre 2008

Fermiamo tutti insieme la tratta di cuccioli.

Clicca sul banner per entrare nel sito della LAV e scoprire come fermare questa ignobile tratta di esseri viventi.

lunedì 24 novembre 2008

Morte tra i banchi di scuola.

Il 22 novembre 2008 un giovanissimo studente del liceo scientifico Darwin a Rivoli, nel comune di Torino, è morto in seguito al crollo di un soffitto di un'aula. Altri venti ragazzi sono rimasti feriti, di cui quattro in gravi condizioni. La vittima si chiamava Vito Scafidi, aveva 17 anni, si trovava nella sua classe, durante l'intervallo, quando il soffitto è crollato. Un cedimento strutturale - non il vento o il maltempo - sarebbe la causa del crollo. La scuola è un edificio dei primi anni del Novecento. Nato come seminario, ha subito l'ultima ristrutturazione negli anni Settanta. L'incidente si è verificato chiaramente nella parte vecchia dell'istituto.
Una tragedia (annunciata) che quindi può avvenire anche nel tanto decantato nord Italia. Non soltanto al sud, come ci torna alla memoria la terribile mattinata del 31 ottobre 2002, quando una scossa dell’ottavo grado della scala Mercalli fa crollare il tetto di una scuola elementare, la “Francesco Jovine”, a San Giuliano, dove perdono la vita sotto le macerie 26 bambini tra i 6 e i 10 anni e una maestra.
Proprio come coloro che perdono la vita sul luogo di lavoro, e se possibile ancora più ingiusta, è la morte dei giovani sui banchi di scuola. Ma questa è la verità della scuola statale italiana (parlo di statale perché è l’unica che conosco, e perché credo che quelle private qualche fondo in più per non far rischiare la vita ai propri giovani l’abbiano).
Bambini, fanciulli e adolescenti piegati su banchi scricchiolanti, seduti su sedie zoppe che perdono viti, con aule dismesse, termosifoni mal funzionanti, tra crepe, infiltrazioni, intonaco che si stacca. Spesso una sedia che si rompe e cede è causa di contusioni, meno gravi di una morte, ma sempre inaccettabili.
Questa è la realtà soprattutto dei Licei italiani, che si fregiano di essere collocati in edifici storici, ma poi mancano i soldi per rendere questi bellissimi edifici sicuri ed agibili. Mancano uscite d’emergenza, scale esterne, spesso ci sono barriere architettoniche. (Ciò che scrivo viene dall’esperienza diretta dei miei anni liceali, poco tempo fa.)
Non è possibile che lo Stato continui a dimostrare l’assoluto disinteresse per i suoi giovani, non si può continuare a vedere l’istruzione deturpata e rapinata da ogni possibilità di crescita, di produzione, di incentivazione, sia da un punto di vista “culturale” sia, come purtroppo bisogna constatare oggi, da un punto di vista “strutturale”. La scuola è tra gli elementi più importanti sui quali si basa il futuro di una nazione, ma i governi che si succedono continuano a non capirlo, o meglio, a non volerlo vedere, lasciando ai posteri il disastro che stanno creando oggi. Lo Stato dovrebbe comportarsi come un padre premuroso nei confronti di quei giovani e di quelle famiglie che hanno fiducia in lui, che lo continuano a scegliere nonostante le difficoltà sempre maggiori, non dovrebbe vedere la scuola come un fardello da portarsi dietro, a cui dare solo qualche briciola racimolata qua e là per non farla “morire”. Non mi sembra eccessivo dire che la realtà della scuola italiana statale è completamente da rivedere.

domenica 16 novembre 2008

Fucine d'odio e violenza.

Sono stati arrestati i quattro aggressori 'naziskin' che, nella notte del 14 novembre, hanno pesantemente picchiato due giovani in piazza della Mercanzia a Bologna, colpevoli di essere stati identificati come "comunisti". E tra gli arresti troviamo anche due componenti della skinheads-band bolognese "Legittima offesa", di cui posto un video (eloquiente), e il quale sito è stato prontamente oscurato. Ora che le cose non vanno tanto bene meglio correre ai ripari, e cancellare ciò che li avrebbe immediatamente incriminati di razzismo, antisemitismo, persecuzione, incitazione alla violenza ecc... ecc...

Io mi chiedo: ma non lo si sa già da prima? Questi movimenti "naziskin", "skinhead" e via dicendo non sono soltanto fucine d'odio? Macchine per l'incitazione di violenza che prima o poi da qualche parte deve esplodere? Non li si può sentir dire certe cose e riuscire a trattenere la risata che sgorga spontanea per la mediocrità mentale di certe affermazioni (la testa è proprio piccola piccola) però ci sono, camminano per le nostre strade, e a volte fanno anche paura.


giovedì 13 novembre 2008

Cesare Pavese "Due poesie a T."

Anche tu sei l’amore.
Sei di sangue e di terra
come gli altri. Cammini
come chi non si stacca
dalla porta di casa.
Guardi come chi attende
e non vede. Sei terra
che dolora e che tace.
Hai sussulti e stanchezze,
hai parole – cammini
in attesa. L’amore
è il tuo sangue – non altro.

[23 giugno 1946]

mercoledì 12 novembre 2008

ANSA

(ANSA) - BOLOGNA, 12 NOV - Otto agenti, un ispettore capo e un commissario capo. Sono dieci i vigili urbani di Parma indagati per il presunto pestaggio di Emmanuel Bonsu Foster. Lo studente ghanese fu fermato per errore perche' 'scambiato per il palo di un pusher' in un'operazione antidroga. Percosse aggravate, calunnia, ingiuria, falso, violazione dei doveri d'ufficio le accuse ipotizzate dalla Procura. Interrogato in centrale il ragazzo sarebbe stato ripetutamente insultato: 'negro' e 'scimmia' gli epiteti usati per indurlo a confessare 'un reato mai commesso', scrivono i Pm. (ANSA).

Non avevo mai avuto dubbi... come non avevo mai avuto dubbi che quella scrittura scomposta e semi-analfabeta che appariva sulla busta con gli effetti personali di Emmanuel fosse opera di qualche (ignorante) rappresentante di Stato.

lunedì 10 novembre 2008

Emigrazione italiana nel mondo, "poeticamente" rilevante.

In ambito letterario già una quindicina d’anni fa (con grande senso di preveggenza) Armando Gnisci aveva pubblicato un saggio “Il rovescio del gioco” dove si delimitava l’arco cronologico e il corpus della letteratura italiana di migrazione in questa maniera -“inizia con le migrazioni di intere popolazioni di italiani verso tutto il mondo alla ricerca di lavoro a partire dall’immediato periodo post-unitario e trova il suo completamento nella letteratura scritta dagli immigrati, venuti in Italia da tutto il mondo in cerca di lavoro, a partire dall’ultimo decennio XX secolo”-.
Il titolo è emblematico, risulta infatti un dittico, sono due gli aspetti della medaglia, prima gli italiani nel mondo, poi da tutto il mondo verso l’Italia. L’Italia ha vissuto una fortissima emigrazione, prima essenzialmente verso le due Americhe, poi, dopo l’interruzione del ventennio fascista, prevalentemente mirata verso i paesi europei occidentali settentrionali. Diaspora che in un secolo ha coinvolto milioni di emigrati, ha fatto nascere nelle grandi città del mondo vere e proprie colonie, chiamate little Italies, che hanno mantenuto lingua e tradizioni italiane per alcune generazioni. Nell’ambito di questa grande comunità migratoria sono state scritte e pubblicate centinaia di opere di intento letterario, che però sono rimaste sistematicamente ignorate (uniche eccezioni “Il padrino” di Mario Puzo o John Fante). Questa emigrazione non è infatti mai stata realmente voluta dall’Italia (se non addirittura proibita durante ventennio fascista) ignorata e ufficialmente taciuta, non trova spazio neanche nei libri di scuola. Non si è mai tratto alcun motivo di fierezza da questa, pur pacifica, migrazione dei suoi cittadini nel mondo, quasi come si trattasse di un peccato, perché nella sua desolazione iniziale (le valigie di cartone), nella sua lenta conquista segnata da tanti sacrifici e fallimenti, non è stata per niente paragonabile alle grandi epopee dei conquistadores, o alle grandi campagne coloniali francesi e inglesi (e non ci sarebbe da vergognarsi…).
Mai potrà passare per la mente di un italiano medio che uno di questi emigrati possa essere anche scrittore e poeta, mentre invece alcuni degli italiani emigrati nelle due Americhe o in Australia o anche nei paesi europei settentrionali nel secondo novecento sono stati grandi artisti e hanno sentito fortemente “la necessità della creazione ex novo di un discorso interculturale”, come ad esempio Gino Chiellino o Franco Biondi, emigrati in Germania.
Gli emigrati italiani nel mondo (ma non solo loro) sembrano passare attraverso tre fasi fondamentali: il tempo del rifiuto, il tempo della dialettica, il tempo della progettualità. Quindi gli autori si sono trovati inizialmente di fronte all’ostacolo apparentemente invalicabile dell’altra cultura, che li ha portati sia a rifiutare l’altro, sia ad essere rifiutati; lo scontro è generalmente poi superato nella fase più positiva della dialettica, e in alcuni casi, da questo incontro dialettico, l’opera si innalza verso una terza fase, non più solo di approfondimento, ma prospettica, propositiva, talora utopistica, quella della progettualità.
Gnisci sostiene poi che una lettura di questi testi negli anni Sessanta-Ottanta del Novecento avrebbe risparmiato a tanti lo choc di incomprensione nato dall’immigrazione straniera in Italia di quest’ultimo ventennio (cosa non da poco). Infatti l’esperienza che dovettero affrontare gli italiani emigrati fra 1870 e 1970 fu molto simile a quella che gli immigrati in Italia devono affrontare adesso.
E’ interessante vedere questa questione, sicuramente centrale nei dibattiti degli ultimi anni, da un punto di vista diverso, quello letterario, che non lascia spazio a fattori politici, influenze o preferenze, ma semplicemente analizza la validità delle opere, la loro relazione, la fruttuosità, la poetica nel momento dell’incontro con l’altro. Insomma non si tratta di discutere se una migrazione sia giusta o meno, ma si tratta di analizzare la storia, le opere e la loro concatenazione. E così nell’ambito letterario esiste una branca che si occupa esclusivamente della “letteratura di migrazione”, che sia migrante italiano nel mondo o migrante del mondo in Italia. Branca che acquista oggi sempre maggiore importanza: come disse Salman Rushdie (in alcuni articoli critici degli anni ’80, raccolti in Patrie immaginarie, 1991) -“…l’emigrante è forse la figura centrale o qualificante del XX secolo”- perché -“l’emigrante subisce un triplice sconvolgimento: perde il proprio luogo, si immerge in un linguaggio alieno e si trova circondato da individui che posseggono codici e comportamenti sociali molto diversi dai propri, talvolta perfino offensivi. Ed è proprio ciò che rende gli emigrati delle figure così importanti, perché le radici, la lingua e le norme sociali sono stati gli elementi più importanti nella definizione di cosa significa essere umano. L’emigrato, negati tutti e tre, è obbligato a trovare nuovi modi di descriversi, nuovi modi di essere uomo.”-
Sarebbe importante comprendere questo anche al di fuori della letteratura, in ambito sociale e culturale, per iniziare a guardare con occhi diversi colui che emigra: in preda al triplice sconvolgimento ha davanti a sé diverse difficoltà da affrontare e diverse tappe da attraversare, ma ha anche dentro di sé la forza grandiosa di farlo, di mettersi in gioco, di rischiare tutto per la Vita, di creare qualcosa di nuovo.
Per darvi un assaggio della grandezza che certi connazionali hanno raggiunto fuori patria, ma anche delle difficoltà che hanno affrontato, ecco una poesia di Gino Chiellino (la versione italiana dell’autore si trova in “Le radici, qui”):

La mia lingua
Mi isolava
L’ho abbandonata
Con la tua
Imputridiscono
In me
I sensi

venerdì 7 novembre 2008

Lucciole, api, uomo e neonicotinoidi. Riflessioni.

Come aveva detto Pasolini nel (lontano?) 1975 sulle pagine del Corriere della Sera -"Nei primi anni sessanta, a causa dell'inquinamento dell'aria, e, soprattutto, in campagna, a causa dell'inquinamento dell'acqua (gli azzurri fiumi e le rogge trasparenti) sono cominciate a scomparire le lucciole. Il fenomeno è stato fulmineo e folgorante. Dopo pochi anni le lucciole non c'erano più. (Sono ora un ricordo, abbastanza straziante, del passato: e un uomo anziano che abbia un tale ricordo, non può riconoscere nei nuovi giovani se stesso giovane, e dunque non può più avere i bei rimpianti di una volta). Quel "qualcosa" che è accaduto una decina di anni fa lo chiamerò dunque "scomparsa delle lucciole"-.

Ma Pasolini non sapeva (o forse solo poteva immaginare) che di lì a pochi anni tutta una serie di nuovi pesticidi avrebbero ricoperto la nostra campagna (e il nostro piatto) provocando non solo scomparsa delle lucciole, ma la scomparsa di quasi tutti gli insetti "buoni", quelli utili alla natura e alla vita grazie al loro importantissimo lavoro di impollinazione, prime fra tutti, appunto, le api.

Le api, insetti bellissimi, laboriosi, produttrici del vero nettare che la natura regala all'uomo: il miele. Le api colorate, che non ti pungono se non si sentono attaccate o in pericolo, che hanno sempre abitato insieme all'uomo le campagne e la collaborazione fra apicoltori e agricoltori era totale: le piante davano il fiore, le api permettevano la fecondazione. In un equilibrio perfetto a cui solo la natura può arrivare. E l'uomo, con la sua mente diabolica, può attentare.

Infatti negli anni '80 si è iniziato a studiare una nuova classe di insetticidi: i neonicotinoidi, che sembravano offrire ottimi risultati. E così fu dal punto che divennero tra i più usati. I neonicotinoidi agiscono a livello del sistema nervoso fissandosi ai ricettori nicotinici dell'acetilcolina, bloccano di fatto il passaggio degli impulsi nervosi nel cervello con conseguente morte degli insetti (tra cui le api, pensando più in "grande", forse anche a noi?). I principi attivi in commercio sono: Acetamiprid, Imidacloprid, Thiacloprid e thiamethoxam. Tutti questi insetticidi sono altamente sistemici tanto da "proteggere" la pianta molto a lungo: il principio attivo una volta assorbito viene traslocato sui giovani germogli in fase di crescita e nella pianta finale, che risulterà sempre "insetti-cida"; ma garantiscono (chi le multinazionali del agrofarmaco?) che non se ne trova traccia nel frutto o nella verdura finale.

Api morte di fronte al loro alveare, api disperse che non torneranno mai più. In Italia l'anno scorso, sopratuto al nord e al centro, è stata calcolata la scomparsa di più della metà delle api presenti nel territorio (circa 40.000), con una perdita (per chi ha sempre un occhio di riguardo verso l'economia) di 250 milioni di euro. Ed è stato comprovato, proprio quest'anno, perchè ormai gli apicoltori non potevano più aspettare e si sono rimboccati le maniche, che la coincidenza di moria di api e semina dei campi non è, appunto, solo una coincidenza, ma è legato all'utilizzo di semi di mais conciati, cioè ricoperti da neonicotinoide, che danno vita a un seme (vederlo è davvero incredibile) rosso invece che giallo, interamente coperto da una polverina impalpabile (ma potentissima), che si sparge nelle campagne e uccide le api in pochissimi minuti, polverina che dal seme si trasferirà nella pianta, risucchiato come nutrimento, rendendola una super-pianta pesticida... ma non nel frutto attenzione!

Fortunatamente, dopo le prove scientifiche, il governo non è rimasto con le mani in mano e prontamente questo 17 settembre 2008 è apparso un Decreto Ministeriale recante la "Sospensione cautelativa dell’autorizzazione di impiego per la concia di sementi, dei prodotti fitosanitari contenenti le sostanze attive clothianidin, thiamethoxam, imidacloprid e fipronil, ai sensi dell’articolo 13, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 23 aprile 2001, n. 290". Questa volta si sono mossi velocemente (non c'entrerà il fatto che Luca Zaia, nuovo Ministro dell'Agricoltura, sia anche diletto apicoltore?) comunque non possiamo lamentarci, almeno la prossima primavera non avremo, si spera, una decimazione delle api e non ci troveremo nei prossimi anni come i giapponesi a impollinare fiore per fiore con un pennellino, visto che gli insetti utili alla fecondazione non li hanno più. Chiaramente Coldiretti ha subito chiesto chiarimenti su questo stop all'uso dei concianti, molto preoccupata delle ripercussioni economiche, come sempre, piuttosto che a quelle sanitarie e dell'ambiente.



Questo non significa che sulle nostre tavole non continueranno a finire pesticidi di ogni sorta e genere, ma almeno, noi uomini, la meritiamo anche una certa "brutta fine", le api no.

mercoledì 5 novembre 2008

Barack Obama è il nuovo presidente degli Stati Uniti d'America.


Barack Obama è stato eletto 44° presidente degli Stati Uniti d'America. Una svolta epocale: dopo otto anni di presidenza Bush, l'America ha votato per il senatore dell'Illinois, 47 anni, il primo afroamericano a insediarsi alla Casa Bianca. Quella di Barack è una vittoria di grandi numeri: con alcuni stati ancora da assegnare, il senatore democratico è arrivato a quota 338 grandi elettori. Una gioia incontenibile è esplosa a Chicago, dove si erano raccolti i sostenitori di Obama. A ogni stato che si colorava di blu, un urlo riempiva la capitale dell'Illinois, fino all'annuncio dei grandi network: "Barack Obama è il nuovo presidente degli Stati Uniti". Ma la gioia incontenibile non è solo americana perchè questa volta le elezioni presidenziali degli Stati Uniti d'America sono state seguite con grande interesse (e speranza) da tutto il mondo, la speranza di vedere cambiare qualcosa nella politica americana che negli ultimi anni aveva perso largo consenso, attestandosi su una linea che era difficile continuare a sostenere. Gli occhi di tutto il mondo (almeno occidentale) stanotte sono stati puntati verso la terra del mito, confortandoci in un sogno che fino a noi il senatore nero è riuscito a far arrivare. Presidente crediamo in te e ti diamo fiducia, hai le porte aperte e le carte in mano: ora devi cambiare l'America.



A chi interessa ecco i temi della campagna elettorale (tratti da Repubblica.it):



1. IRAQ E AFGHANISTAN
McCain=Ha sostenuto la guerra e l'invio di nuove truppe. Non vuole stabilire una data per il ritiro. In Afghanistan vuole l'invio di rinforzi e la creazione di un'"insorgenza" su modello iracheno.



Obama=Si è opposto alla guerra in Iraq. Promette un ritiro completo entro 16 mesi dalla sua elezione. In Afghanistan sostiene l'invio di rinforzi. Pressioni sul Pakistan da dove si infiltra Al Qaeda.



2. LOTTA AL TERRORISMO
McCain=Propone una nuova agenzia civile-militare con l'invio di esperti nelle zone calde del mondo. Vuole chiudere la prigione di Guantanamo e ha criticato i metodi di interrogatorio inumani.



Obama=Vuole concentrare i finanziamenti per la sicurezza nelle aree più a rischio. Si è opposto al Patriot Act. Vuole la chiusura di Guantanamo e il diritto al processo per i sospetti terroristi.



3. POLITICA ESTERA
McCain=Sull'Iran vuole più sanzioni e non esclude una soluzione militare. Atteggiamento critico verso la Russia di Putin. Sulla crisi mediorientale, sostiene la soluzione dei due Stati, pressioni sull'Arabia Saudita perché aiuti i palestinesi, il taglio dei flussi di armi e soldi a Hezbollah, il sostegno ai libanesi moderati.



Obama=Non esclude un negoziato diretto con il leader iraniano Ahmadinejad. Dura critica alla Russia. Medio Oriente: sostegno ai "due Stati", isolamento di Hamas nei Territori finché non riconoscerà il diritto all'esistenza di Israele, diplomazia verso i Paesi arabi perché normalizzino i rapporti con Israele e sostengano l'Autorità nazionale palestinese.



4. ECONOMIA E CRISI FINANZIARIA
McCain=Promette il taglio delle tasse alla classe media. Manterrebbe i tagli fiscali di Bush ma riducendo la spesa pubblica. Promette la riforma del welfare e della sanità. Ha sostenuto il piano di salvataggio per Wall Street di 700 miliardi di dollari. Promette la copertura federale per conti bancari fino a 250.000 dollari.



Obama=Promette tagli alle tasse mirati per aiutare la classe media. Abolirebbe i tagli fiscali di Bush per le fasce ad alto reddito. Vuole riformare la sanità e rinegoziare gli accordi commerciali internazionali. Ha sostenuto il piano di sostegno per Wall Street e propone riforme del settore finanziario, con più controlli pubblici su istituti finanziari e banche.



5. ENERGIA E AMBIENTE
McCain=Riconosce che il cambiamento climatico è reale e devastante. Promette l'impegno degli Usa in programmi di riduzione dei gas serra se Cina e India aderissero. Rifiuta il sostegno a fonti alternative o piani tariffari che penalizzino la competitività Usa. Sostiene la ripresa delle trivellazioni oceaniche, tranne che nella riserva naturale dell'Artico.



Obama=Vuole un taglio delle emissioni di gas serra americani dell'80% entro il 2050 e un ruolo guida degli Usa nella lotta al cambiamento climatico. Promette investimenti per 150 miliardi di dollari in 10 anni in energie alternative. Non esclude la ripresa delle trivellazioni, mentre il suo vice Biden è nettamente contrario.



6. ABORTO
McCain=Vuole rivedere la sentenza della Corte costituzionale del 1973 che legalizza l'aborto, anche se in passato l'aveva sostenuta. Promette aiuti statali per le adozioni. La sua vice Palin è radicalmente contraria al diritto all'aborto, compresi casi di stupro o incesto.



Obama=Sostiene il diritto di scelta delle donne, formulato "insieme a dottori, famiglie e consiglieri spirituali". Ha criticato le recenti decisioni della Corte suprema che ha ridotto i limiti temporali in cui si può praticare l'aborto.