mercoledì 29 ottobre 2008

Se negro o zingaro è più facile fare giustizia?

Spingo fortemente a leggere l'articolo di Gennaro Carotenuto "Femminicidi: Meredith Kercher e Giovanna Reggiani, se il colpevole è il negro o lo zingaro è più facile fare giustizia" che è particolarmente illuminante sulla giustizia nel nostro paese. Non vogliamo dire che Rudi Guede, condannato a trent’anni di carcere in quanto colpevole di stupro e assassinio di Meredith Kercher a Perugia, e Romulus Nicolae Mailat, il romeno di 25 anni che ha rapinato, violentato e ucciso Giovanna Reggiani il 30 ottobre del 2007 nei pressi della Stazione ferroviaria romana di Tor di Quinto, se colpevoli, non debbano scontare la loro giusta pena. Ma vogliamo ribadire che "la legge è (deve essere) uguale per tutti". Se questo non avviene è una giustizia monca, che traballa e fa acqua da tutte le parti.

Diventa consapevole di ciò che mangi.

Ho trovato un sito molto interessante per conoscere meglio quello che ogni giorno ci troviamo dentro il piatto. Cosa fondamentale visto che viviamo ormai in un mondo dove tutto è lecito per il guadagno (anche avvelenare lentamente le persone) e i furbetti (enormi multinazionali) continuano per la loro strada liberamente almeno finchè non sono stati smascherati (ma a volte anche dopo). A chi non è mai capitato un giorno di voltare la ridente confezione di biscotti/merendina/barretta che stava mangiando e scoprire tra l'orrore e lo stupore una lista di ingredienti che avrebbe fatto invidia a un pasto a tre portate? Una serie di alimenti(?) incomprensibili anche alla pronuncia, ben lontani da quelli comunemente conosciuti, con nomi che lasciano trasparire strani processi di modificazione che ci fanno chiedere se ciò che abbiamo di fronte sia un alimento o un detersivo.
Beh, insomma, intanto diciamo pure che la nostra sensazione non sbaglia, molti di questi strani componenti sono potenzialmente tossici o cancerogeni, come i coloranti. Qui trovate una lista dei coloranti tossici che ancora vengono utilizzati e in quali alimenti si trovano. Ma nel sito (link nel titolo) ci sono tanti altri aspetti interessanti da approfondire, come i famigerati grassi idrogenati, che abbondano ovunque nei cibi ma che cibo proprio non è, sono composti industriali di sintesi; o il glutammato.
Le cose vanno in questa direzione, ma anche noi samo più consapevoli: ora la lista degli ingredienti la studio con la lente da ingrandimento e ho certo abbandonato questi finti-alimenti. Chiaramente c'è un'ulteriore esigenza e diritto su cui dobbiamo lavorare: che la lista sia totale, reale, chiara, completa, non ingannevole.
Insomma, io voglio conoscere ciò che mangio. Perchè, come disse Feuerbach "l'uomo è quello che mangia".

domenica 26 ottobre 2008

"Ebano" di Ryszard Kapuscinski

Viaggiatore curioso e acuto, Ryszard Kapuskinski si cala nel continente africano e se ne lascia sommergere, rifuggendo tappe obbligate, stereotipi e luoghi comuni. Va ad abitare nelle case dei sobborghi più poveri, brulicanti di scarafaggi e schiacciate dal caldo, si ammala di malaria celebrale; rischia la morte per mano di un guerriero; ha paura, si dispera. Ma non perde mai lo sguardo lucido e penetrante del reporter e non rinuncia all'affabulazione del grande narratore: che parlino di Amin Dada o della tragedia del Ruanda, di una giornata in un villaggio o della città di Lalibela, tassello dopo tassello le pagine di Ebano compongono il vivido mosaico di un mondo carico di inquietudine.

"Questo libro non parla dell'Africa, ma di alcune persone che vi abitano e che vi ho incontrato, del tempo che abbiamo trascorso insieme. L'Africa è un continente troppo grande per poterlo descrivere. E' un oceano, un pianeta a sé stante, un cosmo vario e ricchissimo. E' solo per semplificare e per pura comodità che lo chiamiamo Africa. A parte la sua denominazione geografica, in realtà l'Africa non esiste." Ryszard Kapuscinski

Libro bellissimo, appassionante, pieno di contenuti ma scorrevole, che divoreresti tutto in una notte, e folto di strabilianti e puntuali riflessioni:
-"Mi resi conto che anche io ero intrappolato nell'apartheid: ero un bianco, un colone, uno sfruttatore, un predatore. Non riuscivo a risolvere il dilemma: quegli occhi neri non potevano che vedermi così. Io avevo reso orfana l'Africa e per giunta un'orfana umiliata, impotente e sempre affamata. Quei ragazzini scalzi vantavano su di me una superiorità etica: la superiorità che una storia maledetta conferisce alle sue vittime. Quei ragazzini scalzi potevano guardarmi dall'alto in basso: erano di razza nera, ma puliti."-

lunedì 20 ottobre 2008

Parmigiano & OGM



Ho purtroppo scoperto che un prodotto che si trova costantemente sulle tavole degli italiani risulta contaminato da Ogm. Il Parmigiano-Reggiano, prodotto così caratteristico e importante per la nostra cultura gastronomica e uno tra i formaggi più famosi e apprezzati al mondo, viene fatto utilizzando Ogm nella filiera produttiva (le mucche del Consorzio mangiano ogni giorno soia Ogm della Monsanto). Ne è davvero in gioco la genuinità e la qualità del prodotto, e soprattutto è in gioco il diritto del consumatore di conoscere e di conseguenza scegliere ciò che mangia. Questo diritto inalienabile del consumatore è sempre più spesso truffato, ma è importante continuare a battersi perchè le cose cambino, in modo che la giustizia vinca sui facili profitti dei potenti.

I premi Nobel al fianco di Saviano "La sua libertà riguarda tutti noi" di Paola Coppola

fonte "La Repubblica" 20 ottobre 2008
ROMA- I Nobel si mobilitano per Roberto Saviano.
Lanciano un appello per chiedere allo Stato di intervenire, di proteggerlo dalle minacce di morte dei Casalesi e sconfiggere la camorra. Chiedono di garantire "la libertà nella sicurezza" all'autore del bestseller "Gomorra", che vive da clandestino, sotto scorta. Il caso Saviano è "un problema di democrazia", scrivono. Ma è, anche, "un problema di tutti noi". Per questo motivo sono già sei i primi nomi autorevoli - Dario Fo, lo scrittore tedesco Günter Grass e il turco Orhan Pamuk, Nobel per la letteratura; Mikhail Gorbaciov e l'arcivescovo sudafricano Desmond Tutu, Nobel per la pace; Rita Levi Montalcini, Nobel per la medicina - che sono intervenuti in difesa dello scrittore con un testo che sta già avendo altre adesioni e che, a partire da oggi, è possibile firmare sul sito di Repubblica, che darà voce alla mobilitazione in favore dello scrittore.
Dopo la pubblicazione di "Gomorra", Saviano è nel mirino della camorra. Ha subito pesanti minacce, le ultime pochi giorni fa, quando informative e dichiarazioni di collaboratori di giustizia hanno rivelato l'esistenza di un piano per ucciderlo da parte del clan dei Casalesi. Dal 13 ottobre del 2006 vive sotto scorta. Sempre a Repubblica alcuni giorni fa lo scrittore ha confessato il desiderio di poter tornare a una vita normale. "Andrò via dall'Italia, almeno per un periodo e poi si vedrà" ha confessato. "Voglio avere intorno i miei amici e poter ridere e non dover parlare di me, sempre di me come se fossi un malato terminale". L'intervista ha suscitato numerose prese di posizione, il presidente della Repubblica Napolitano e il premier Berlusconi hanno scritto a Repubblica per sostenere lo scrittore e assicurare il sostegno dello Stato, in tutta Italia sono scattate manifestazioni di solidarietà.
Saviano sta scontando il successo del suo bestseller che, a gennaio 2008, aveva venduto solo in Italia più di un milione e 200mila copie, è stato tradotto in 43 paesi, ha ottenuto diversi riconoscimenti e ispirato l'omonimo film del regista Matteo Garrone, candidato all'Oscar. Nell'appello dei Nobel si legge: "È minacciata la sua libertà, la sua autonomia di scrittore, la possibilità di incontrare la sua famiglia, di avere una vita sociale, di prendere parte alla vita pubblica, di muoversi nel suo paese". Saviano, dunque, è "un giovane scrittore, colpevole di avere indagato il crimine organizzato svelando le sue tecniche e la sua struttura, è costretto a una vita clandestina, nascosta, mentre i capi della camorra dal carcere continuano a inviare messaggi di morte, intimandogli di non scrivere sul suo giornale, Repubblica, e di tacere", continua il testo. Così i Nobel spendono la loro autorevolezza per chiedere allo Stato "di fare ogni sforzo per proteggerlo e sconfiggere la camorra". Ricordano che non si può liquidare il "caso Saviano" solamente come un problema di polizia, perché "è un problema di democrazia. La libertà nella sicurezza di Saviano riguarda noi tutti, come cittadini", scrivono. "Con questa firma vogliamo farcene carico, impegnando noi stessi mentre chiamiamo lo Stato alla sua responsabilità, perché è intollerabile che tutto questo possa accadere in Europa e nel 2008".

giovedì 16 ottobre 2008

Sagome di bimbi neri dipinte di bianco.

Riportiamo solo i fatti: a Brinzio, nel Varesotto, in via Indipendenza c’erano alcune sagome di cartone a misura d’uomo raffiguranti bambini, di cui quattro di colore. Nella notte del 14 ottobre i volti dei bimbi di colore sono stati ridipinti con vernice bianca. Le sagome di cartone erano state realizzate dalla scuola nell’ ambito di un progetto di sicurezza stradale (indicano la presenza di una scuola agli automobilisti e li inducono a rallentare). Ma ciò non è piaciuto ai razzisti della zona che hanno pensato bene, nascosti nell'oscuro della notte, di ripassare le sagome dei bambini di colore.
Non ci sono parole per commentare un fatto così basso e ignobile, e che riconferma la pericolosa svolta razzista che l'Italia e gli italiani stanno vivendo. Invece di gioire e sorridere di fronte alla diversità e alla bellezza di tutti i bambini del mondo, qualcuno ha voluto nuovamente rivendicare una presunta "purezza" bianca. Ma questo bianco appare sempre più... livido, opaco, spento, senza vita, appunto morto. Vuoto di emozioni, di sensazioni, un bianco-nulla, che non dice niente e non trasmette niente. Insomma una tristezza infinita.

venerdì 10 ottobre 2008

AFRICA di MINA BOULHANNA (Marocco)

Grappolo d’uva nera Dolce, calda e vera
Tanto amore, tanta rabbia Tanta speranza, e storie.

Africa, semplice e sincera Selvaggia, spontanea Vittima della malvagità
Del tormento e della natura

Africa, nera
Colore del lutto, sei in lutto Immensa

Mi manca il tuo abbraccio Calore di affetto Di generosità, d’amore e chi ti capisce?

Sei nera e brutta
Sei povera maledetta
Sei l’Africa da rimanere in Africa.

da "Ai confini dei versi. Poesia italiana della migrazione" a cura di Mia Lecomte, ed. Le lettere, Firenze 2006.

mercoledì 8 ottobre 2008

Castel Volturno, commercianti in rivolta. Contro la mafia?...magari!

Sull’espresso del 2 ottobre mi aveva particolarmente colpito l’articolo di Roberto Saviano dal titolo “Siamo tutti casalesi” che commentava la reazione della società civile di Caserta dopo la strage dei giovani neri e le accuse di un pentito, portate in primo piano sempre da l’espresso, secondo il quale l’attuale sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino, sarebbe stato coinvolto nel business dei rifiuti gestiti dalla camorra casalese. Nell’articolo Saviano afferma ―“E cosa succede? Il clima cittadino sembra non turbarsi. Caserta assorbe ogni cosa. […] Non ne è scaturita nessuna discussione, nessun dibattito, nessun allarme. La reazione è invece stata e allora? oppure ma che ti stupisci non sai che le cose funzionano così? […] Perché non esigono, una volta per tutte, di essere rappresentati da persone limpide e capaci? […] Nessuno reagisce a nulla, nemmeno davanti agli imprenditori uccisi a catena, ai negozianti ogni settimana abbattuti per avere peccato contro la legge dei casalesi”— e continua —“Solo dei neri, degli immigrati neri di Castel Volturno l’altro giorno sono scoppiati in rivolta. […] Solo chi non aveva quasi nulla da perdere, soltanto chi ricopre l’ultimissimo gradino della catena di soprusi e sfruttamento ha saputo esprimere un moto di ribellione a questo sistema fondato sulla violenza.”― Analisi lucida e interessante.
Ero già rimasta molto colpita dalle immagini viste all’unigiornale dei giorni seguenti alla strage del 18 settembre, dove sul luogo del delitto tanti africani si ritrovavano per testimoniare la loro vicinanza ai sei giovani uccisi, tanti africani si, ma solo due italiani, al punto che per l’incredulità che destava la loro presenza il giornalista li aveva intervistati sul come mai fossero passati di lì. Non mi sembrava normale che la cittadinanza di Castel Volturno non stesse dalla loro parte, che non fosse addolorata per quelle morti come per tutte le altre orribili morti che il “sistema” produce e ha prodotto.
E invece pare proprio così. Apro oggi il giornale e scopro che a Castel Volturno è stato organizzato un corteo. Partito con 50 persone, lungo la strada ne ha convinti circa 300. Ho subito pensato ―“Finalmente si ribellano anche loro! Anche la società civile non ne può più dei soprusi e delle violenze, della sottomissione”— Ero eccitata, davvero. Ma lo stupore ha preso ben presto il posto dell’ebrezza: il corteo era contro gli immigrati! Gli striscioni recitavano “Stop al degrado, via gli immigrati”, “11 italiani morti, lo Stato dorme. 6 immigrati uccisi, lo Stato si svergogna” o contro il vescovo “grazie a te, se la città è un ghetto”. L’eccitazione ha lasciato posto al piatto grigiume e al rospo che sta nello stomaco e non va ne su ne giù.
Per chi è interessato agli articoli citati de l'espresso posto i link:
- Così ho avvelenato Napoli di Gianluca Di Feo e Emiliano Fittipaldi
- Siamo tutti casalesi di Roberto Saviano

giovedì 2 ottobre 2008

Emmanuel Bonsu Foster, alias "negro".

Lunedì 29 settembre è stato picchiato e insultato da sei vigili urbani di Parma durante una fantomatica operazione antidroga. L’insulto è ormai così comune da divenire imbarazzante: “negro”. “Negro spogliati”, “negro muoviti”, “negro parla” e per di più sulla busta coi suoi ogetti personali c’era scritto sopra “Emmanuel negro”. Lui invece si chiama Emmanuel Bonsu Foster, è un ragazzo ghanese di 22 anni, che passeggiava nel parco vicino scuola prima dell’inizio delle lezioni, ma in classe non è arrivato più: due uomini senza divisa lo seguivano, l’hanno avvicinato, hanno tentato di bloccargli le mani. Spaventato ha cercato di fuggire: l’hanno raggiunto, l’hanno picchiato, l’hanno ammanettato e portato via. In caserma i modi violenti non sono finiti, oltre agli insulti, le intimidazioni, lo hanno anche spogliato completamente mentre continuavano a sbeffeggiarlo tra vari “negro”.

Mi chiedo solo se questa è la prassi comune di chi lavora per la sicurezza dei cittadini (insulti, botte), me lo chiedo perché se così fosse spero di non finire mai nelle loro mani!

Che sicurezza ho io cittadino che passeggio in un parco, mi vedo seguito da due uomini, che poi mi sono addosso, mi picchiano, mi insultano, mi portano via? Per di più non ho fatto nulla di male, non sono un latitante, non spaccio droga, sono solo un ragazzo di 22 anni che passeggia prima del’inizio della scuola serale. Se proprio sono finito, mio malgrado, tra le maglie di un’indagine (e che indagine: qualcuno si lamentava che nel parco spacciassero droga, passa un cittadino di pelle scura ed ecco il colpevole), esigo rispetto, esigo professionalità. Questi sono i modi di fare di un paese che si definisce civile? Questo il modo di trattare un ragazzo senza neanche sapere se è vero o no quello che gli si imputa? Senza avere un minimo di sicurezza sull’accusa? E anche se fossero vere la sostanza non cambierebbe, perché rappresentanti dell’intero paese, come vigili, non possono permettersi un comportamento così incivile e davvero ignorante, da vergognarsi, loro, i tutori della giustizia, che si permettono di chiamare “negro” qualcuno, di deriderlo per la sua pelle e di condannarlo già in partenza sempre per quella.

Un paese così fa paura, fa paura per l’ipocrisia e il livello culturale che scende ormai sempre più giù, e nessuno né è esente. Un paese così è un paese che si avvia a dittatura, la dittatura più bassa e pericolosa, quella populista e facilotta, fatta di luoghi comuni e di ignoranza dilagante, quella che un giorno ti alzi e si è rivoltata anche contro di te.


Prima di tutto vennero a prendere gli zingari

e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei

e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,

e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,

ed io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,

e non c'era rimasto nessuno a protestare.


Bertold Brecht